![]() |
||
![]() |
![]() LIBERALISMO Dottrina politica elaborata tra Settecento e Ottocento che si fonda sul principio della libertà individuale, sul postulato economico del liberismo, sull'eguaglianza giuridica dei cittadini, sulla divisione dei poteri, sull'affermazione di uno stato di diritto garantito da una costituzione, sulla partecipazione alla vita politica da parte di un elettorato selezionato in base al censo, sulla rappresentanza di questo elettorato in un parlamento dotato del potere legislativo, sulla rottura dei vincoli feudali, sulla piena sovranità e laicità dello stato e sulla tolleranza religiosa. PRINCIPIO FONDAMENTALE DELLE DEMOCRAZIE MODERNE. Dopo alcune revisioni teoriche avanzate in Gran Bretagna alla fine dell'Ottocento (dagli idealisti di Oxford e in particolare da Thomas Green) e, in seguito, negli Stati Uniti, ancora dopo la Seconda guerra mondiale il liberalismo mantenne alcuni dei suoi principi originari, ma ne modificò altri: divenuto sostenitore del sistema democratico, attenuò l'indirizzo liberista e, in taluni casi, accettò lo stato assistenziale (vedi welfare state). Espressione della borghesia che intendeva superare gli ostacoli giuridici e sociali posti dall'antico regime allo sviluppo economico e politico e che intendeva affermare il primato dell'iniziativa privata e individuale, il liberalismo nacque in momenti storici differenti e assunse differenti caratteristiche a seconda dei paesi. Le sue origini lontane risalgono all'Inghilterra del XVII secolo (vedi Glorious Revolution, 1688, e John Locke, 1632-1704), la sua prima elaborazione sistematica a C.L. Montesquieu (1689-1755), i suoi principi all'illuminismo, agli economisti classici, all'utilitarismo e più tardi al positivismo, le sue prime affermazioni alla rivoluzione americana e a quella francese. La rivoluzione americana (1775-1783) tradusse in realtà i principi, connettendoli alla lotta per l'indipendenza. La rivoluzione francese (1789-1793) superò i vincoli posti dalle strutture dell'antico regime europeo e affermò i diritti dell'individuo. In Gran Bretagna la dottrina liberale trovò la propria espressione politica nel partito whig, che ottenne la riforma elettorale (1832) e la legittimazione delle nuove classi borghesi. Il liberalismo inglese dell'Ottocento, influenzato da John Stuart Mill (1806-1873), si oppose al conservatorismo e si pose compiti più vasti di quelli iniziali, attribuendo allo stato maggiori funzioni nell'economia e nella società (banche, lavori pubblici e scuole) e battendosi per alcuni diritti politici (ampliamento del suffragio elettorale). Tali orientamenti trovarono accoglienza nei governi guidati da W.E. Gladstone tra il 1868 e il 1894. In Europa, più in generale, l'idea liberale si diffuse soprattutto nel periodo compreso tra la Restaurazione (1815-1848) e la Prima guerra mondiale (1914-1918). Nel corso della Restaurazione i movimenti liberali si opposero alla rinascita dell'assolutismo e si organizzarono per difendere le libertà politiche. Il termine "liberale", nella sua accezione politica, venne usato per la prima volta in occasione della Costituzione di Cadice del 1812 e dal movimento spagnolo del 1820. In Francia la rivolta contro Carlo X (1830) segnò un ritorno ad alcuni principi della rivoluzione; nel corso della "monarchia di luglio" (1830-1848) i liberali francesi svilupparono poi una politica moderata, in duro contrasto con democratici e socialisti. In Germania il liberalismo fu influenzato dai principi della scuola storica del diritto e pose il problema della rappresentanza politica sulla base della proprietà e dell'argine da porre ai movimenti sociali più progressisti. Le varie componenti del liberalismo tedesco condivisero comunque l'obiettivo dell'unificazione nazionale e del costituzionalismo. Nella seconda metà dell'Ottocento, con l'avvento dei partiti di massa, il movimento liberale tedesco fu costretto a un ruolo di secondo piano. IL LIBERALISMO ITALIANO. Anche in Italia i principi del liberalismo si combinarono con l'aspirazione all'unità nazionale e all'indipendenza. Anche in questo caso il liberalismo non trovò espressione diretta in un partito politico. Superata la fase settaria, i liberali, sotto la guida di Cavour, condussero il processo d'unità sulla base dei principi del costituzionalismo, del parlamentarismo, del liberalismo economico, della separazione tra lo stato e la Chiesa. Alcuni dei principi liberali furono contraddetti poi dall'impronta autoritaria di alcuni governi di fine secolo (A. di Rudinì). Il liberalismo tornò ai suoi principi classici nel decennio giolittiano (1902-1913), ma fu progressivamente posto in crisi dall'avvento dei partiti di massa, dal suffragio universale e dall'affermazione del fascismo (1922), fenomeno sottovalutato dai liberali. Gli anni venti e trenta furono più in generale in Europa anni di declino del liberalismo per la sua inadeguatezza a rappresentare i bisogni di grandi masse, a garantire sulla sola base della libertà economica lo sviluppo del capitalismo, a fronteggiare con coerenza e decisione l'avvento di regimi autoritari. Negli Stati Uniti, invece, il liberalismo subì un profondo processo di revisione: mentre il filosofo J. Dewey (1859-1952) aveva cercato una maggiore apertura ai problemi sociali, tra gli anni cinquanta e ottanta del Novecento la "scuola di Chicago" si pronunciò per un'adesione piena ai principi del liberismo economico. La crisi del 1929, cancellando le illusioni del liberalismo classico, aveva imposto comunque una rivisitazione di alcuni principi liberali. Tuttavia il liberalismo rimaneva la pietra angolare della tradizione politica statunitense. I suoi principi entrarono anche nelle ideologie progressiste e il termine liberal si diffuse anche per indicare la difesa radicale delle libertà civili. Con il secondo dopoguerra il liberalismo si trasformò in genere in liberalismo democratico, aprendosi alla società di massa, mentre alcune sue istanze furono fatte proprie non solo dai movimenti o dai partiti liberali, ma anche da formazioni politiche di diversa origine (cattolici, socialisti). Più che i successi (limitati) dei partiti liberali, la rilevanza del liberalismo è consistita nella capacità di influenzare con i suoi principi di base (libertà di pensiero, di associazione e individuale) i sistemi politici e le società occidentali. Questa tendenza fu anticipata in quei paesi, come gli Stati Uniti o la Francia, che pur non annoverando nella propria storia partiti liberali, ne misero in pratica i principi essenziali. Negli anni ottanta del Novecento vi fu infine il tentativo, da parte di un vasto schieramento di ispirazione conservatrice e moderata, di una riformulazione della dottrina che, pur muovendo dal recupero delle originarie tematiche liberistiche, fosse più rispondente alle istanze della società capitalistica contemporanea (neoliberismo). M. De Nicolò ![]() L. Hartz, La tradizione liberale in America, Feltrinelli, Milano 1960; G. De Ruggero, Storia del liberalismo europeo, Feltrinelli, Milano 1962; H. J. Laski, Le origini del liberalismo europeo, La Nuova Italia, Firenze 1962. |
![]() |